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Grazia Deledda

Grazia Maria Cosima Deledda nasce a Nuoro nel 1871 da una famiglia agiata. Il padre, attivo nel commercio e nell’agricoltura, coltivava interesse per la letteratura e la poesia, componendo versi in dialetto e fondando una tipografia.

Parlando della formazione dell’autrice, non si dovrà tralasciare la condizione della donna negli anni successivi all’unità nazionale, per di più in una zona della Penisola marginale rispetto ai grandi centri. Dopo aver frequentato le scuole elementari (sino alla classe quarta), la Deledda continuò la sua formazione ricevendo lezioni private. Le donne, infatti, non avevano accesso all’istruzione superiore e dunque si spiegherebbe la formazione letteraria da autodidatta dell’autrice.

Riferimenti biografici si posso trarre dal romanzo conosciuto con il titolo di Cosima, pubblicato postumo nel 1937. Nell’opera è possibile ritrovare immagini e ricordi di infanzia della Nuoro rustica e semplice del tempo, il riferimento alla figura paterna e a quella materna, simbolo della concezione patriarcale nella quale la Deledda ha vissuto la propria infanzia ed adolescenza. Ritroviamo inoltre anche la serie di disgrazie che colpirono la famiglia dell’autrice: l’arresto del fratello Andrea, l’abbandono degli studi del fratello Santus e la morte del padre e della sorella. Traspare dalla trama del romanzo anche quella voglia di Grazia-Cosima di lasciare la provincia per trasferirsi a Roma.

L’esordio letterario è rappresentato dalla pubblicazione di alcuni racconti nel 1888, inviati a Roma e pubblicati dall’editore Edoardo Perino sulla rivita “L’ultima moda”. L’approvazione da parte di alcuni letterati quali Angelo de Gubernatis e Ruggero Bonghi non tardò ad arrivare.

Nel 1899 la scrittrice si trasferì a Roma in seguito all’incotro avvenuto a Cagliari con un funzionario romano, Palmiro Medesani. Nel 1900, trascorsi solamente due mesi dall’incontro, la Deledda sì sposo, realizzando il suo desiderio di stabilirsi nella capitale.
Furono questi gli anni del successo e dell’apprezzamento letterario. È del 1903 la pubblicazione di Elias Portolu, dando l’inizio a un periodo florido per la produzione letteraria della scrittrice con la pubblicazione di Cerere nel 1904, L’edera nel 1908, Sino al confine nel 1910, Colombi e sparvieri nel 1912, Canne al vento nel 1913, L’incendio nell’oliveto nel 1918, il Dio dei Venti nel 1922.

Molti furono gli apprezzamenti da parte degli intellettuali suoi contemporanei, quali Verga, Cecchi, Thovez e Pancrazi.

Premio Nobel per la letteratura nel 1926, Grazia Deledda è ad oggi l’unica scrittrice donna italiana ad averlo ricevuto.

Muore a Roma nel 1936, a causa di un tumore al seno del quale era malata da tempo. Le sue spoglie sono custodite a Nuoro, nella chiesa della Madonna della Solitudine.